Perché il Nastro Rosa

La vera storia del Nastro Rosa, simbolo del cancro al seno

Da decenni il Nastro Rosa è accettato da tutti come il simbolo del cancro al seno tanto da essere adottato dalla Campagna Nastro Rosa,  per il mese internazionale della prevenzione del tumore al seno. Pochissime persone e purtroppo pochissime donne, anche quelle colpite dal cancro al seno, conoscono la vera storia di questo nastrino e sanno che in origine non era rosa proprio per niente, anzi, fu creato color pesca/salmone. Questo post intende raccontare come sono andate le cose in modo tale da utilizzare questo simbolo in modo più consapevole. Oppure, perchè no, superarlo? *

Fin dall’inizio il Nastro Rosa (Pink Ribbon), connotante la prevenzione del cancro al seno, è stato coinvolto in polemiche. Oggi, alcuni membri del movimento lo indossano con orgoglio, altri lo odiano con passione. In ogni caso, per gran parte dei media e del mondo in generale, il nastro rosa rappresenta a tutti gli effetti il cancro al seno. Ma da dove viene questo nastro, dove sta andando, e cosa ha significato lungo la sua strada? La fusione del nastro con un certo tipo di simbolismo avvenne negli Stati Uniti attraverso due enormi salti. Il primo si è verificato nel 1979, l’anno in cui Penney Laingen, moglie di un ostaggio che era stato preso in Iran, si ispirò ad una canzone che parlava di nastri gialli legati intorno agli alberi del giardino. Il nastro, come fu raccontato al telegiornale serale, rappresentava il suo desiderio di vedere il marito a casa. Per la prima volta, il nastro divenne simbolo di un messaggio. Nastri gialli spuntarono in tutto il paese in segno di solidarietà. Questo è stato un primo passo.

Un secondo step è verificato 11 anni dopo, quando gli attivisti dei movimenti relativi all’AIDS guardando i nastri gialli che erano stati resuscitati per i soldati che combattevano la guerra del Golfo, si chiesero: “Ma non diciamo nulla per i nostri ragazzi che muoiono qui a casa?” Il gruppo di arte attivista di Visual AIDS trasforma il nastro in rosso brillante “colore della passione”. I nastri erano ormai arrivati​​. Ogni causa di beneficenza doveva avere uno. La scena era pronta per la nascita del nastro dedicato al cancro della mammella. Il primo accenno partì dalla Susan G. Komen Cancer Foundation (qui abbiamo la Komen Italia) che distribuì brillanti visiere rosa alle sopravvissute al cancro al seno, durante la sua “Race for the Cure” alla fine del 1990. Nell’autunno del 1991 la fondazione distributì i nastri rosa ad ogni partecipante nella sua gara a New York. Questo primo utilizzo del nastro, però, era per Komen solo un dettaglio rispetto all’importanza della gara. Per esplodere in tutto il suo splendore, il nastro rosa aveva bisogno di una situazione in cui il nastro stesso rappresentava l’evento.

E non ci volle molto perchè quella situazione si presentasse. All’inizio, nel 1992, Alexandra Penney, redattore capo della rivista Self, stava progettando il mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno. Lo sforzo dell’anno precedente, con la partecipazione di Evelyn Lauder, vice presidente di Estée Lauder e sopravvissuta al cancro al seno, era stato un grande successo. La domanda era: come rifare l’esperienza e migliorarla ancora. La Penney ebbe il lampo di genio di creare un nastro e arruolare il gigante dei cosmetici per la distribuzione nei negozi di New York. Evelyn Lauder propose di fare addirittura di più, mettendo il nastro sui cosmetici in tutto il paese.

“Una settimana dopo Liz Smith scrive di una donna che stava già facendo un nastro color pesca per il cancro al seno.” La donna era la sessantottenne Charlotte Haley, nipote, sorella, e madre di donne che avevano combattuto il cancro al seno. I suoi nastri color pesca erano stati realizzati a mano nella sua sala da pranzo. Ogni set di cinque nastri era collegato ad un biglietto con su scritto: “Il bilancio annuale del National Cancer Institute è di 1,8 miliardi dollari e solo il 5% va per la prevenzione del cancro. Aiutaci a svegliare i nostri legislatori e l’America indossando questo nastro”. La Haley distribuiva i biglietti presso il supermercato locale e tra le donne di spicco, da ex First Ladies a Dear Abby. Il suo messaggio si diffuse di bocca in bocca. Con il tempo ne distribuì migliaia. La rivista Self chiamò la Haley dicendole che volevano fare questa cosa insieme, che le avrebbero dato l’attenzione nazionale. Ma la Haley rispose che non voleva avere niente a che fare con loro e che erano troppo commerciali. Alla fine del settembre 1992, Liz Smith scrive il seguito della storia riferendo che Estée Lauder aveva avuto problemi cercando di lavorare con la Haley, ma Self ed Estée Lauder volevano  fare quel nastro, quindi si consultarono con i propri avvocati che suggerirono di cambiare il colore. Scelsero il rosa.

Non sappiamo esattamente chi ordinò proprio quella tonalità di rosa, la Penney ricorda solo che Estée Lauder fece tutte le scelte di produzione, lasciandole pubblicizzare la promozione e modificare il tema di accompagnamento della sua rivista. In ogni caso partendo dal nastro della Haley, la rivista Self ed Estée Lauder avevano modificato il color pesca in un’icona, in una superstar semiotica. “Il rosa è il colore femminile per eccellenza,” dice Margaret Welch, direttore dell’Associazione del colore degli Stati Uniti. “Il rosa è giocoso, è affermazione della vita. Ci sono studi sul suo effetto calmante, il suo effetto sulla diminuzione dello stress. Il rosa pastello è una tonalità conosciuta per essere salutare e non puoi associarla a qualcosa di negativo“. Il rosa, in altre parole, è tutto quello che il cancro non è! Nell’autunno del 1992, Estée Lauder distribuì 1,5 milioni di nastri, ciascuno accompagnato da una carta plastificata che descriveva un vero e proprio auto-esame del seno. Raccolsero oltre 200.000 firme sollecitando la Casa Bianca ad un aumento dei finanziamenti per la ricerca. Nel giro di un anno, il nastro pesca di Charlotte Haley era ormai tramontato.

Infine una curiosità……
Chi possiede i diritti sul Nastro Rosa come marchio?

Nessuno! La Susan G. Koman Breast Cancer Foundation ha cercato senza successo di conquistarli. L’impiego del nastro rosa non è regolamentato. Ogni azienda ha la possibilità di posizionare il nastro sul suo prodotto e dire che una parte del ricavato andrà ad aiutare la prevenzione del cancro al seno. A causa dell’impossibilità di regolamentare il nastro rosa come simbolo universale, la Susan G. Komen Foundation ha creato il proprio marchio con un nastro rosa a forma di corridore. Questo gli permette di regolamentare come le aziende utilizzano il suo simbolo. L’unico modo in cui si è sicuri che il denaro va alla Susan G. Komen Foundation è quello di cercare il suo marchio. Una società non può utilizzare il simbolo, senza avere un accordo scritto con la fondazione.

 

 

di Giovanna Cappuccio

 

*Fonte: parte estratta e tradotta da un articolo di Brest Cancer Action

 

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